.
.... COPERTINA

....
.
15.11.1848, Roma
.
24.11.1868 Roma
.
2.12.1852, Francia
.
10.12.1846, Hospental
.
18.12.1869, Piemonte
.
1.1.1839, il Politecnico
.
1-9 Gennaio 1848, Milano
.
17.01.1859
matrimonio di stato
.
.
 
.
9.2.1831 la rivolta
negli stati della Chiesa
.
14 gennaio-13 marzo 1858 Felice Orsini
.
I martiri di Belfiore
.
Marzo 1848: la primavera dei popoli
.
17 marzo 1861:
nascita di uno stato
o di una nazione?
 
 
.... ....
 
 

 


pubblicazione del 27 gennaio 2011
 Giuseppe Verdi: un patriota

.

 

Giuseppe Verdi
 
Il 27 gennaio 1849 al teatro Argentina di Roma Giuseppe Verdi ottiene un grande successo con la prima rappresentazione della sua opera La Battaglia di Legnano
La battaglia
di Legnano

Ouverture
Quattro atti, su libretto di Salvatore Cammarano, che concludono così gli anni definiti di galera dallo stesso Verdi, in cui vengono composte opere prevalentemente su commissione, con ritmi di lavoro massacranti e non sempre sorrette da genuina ispirazione. .Siamo. ben. lontani  dai
capolavori assoluti, cioè dalla trilogia romantico-popolare Rigoletto, il Trovatore, la Traviata. Il successo è però garantito anche dalle forti tinte patriottiche della trama, ispirata alla vittoriosa battaglia dei Comuni lombardi contro Federico Barbarossa nel lontano 1176.

La battaglia di Legnano - opera di  Amos Cassioli (1832-1891)

Più che sul compositore - Verdi  con Giacomo Puccini è l'operista più rappresentato al mondo- ci soffermiamo brevemente sul  risvolto politico dell'artista.
Verdi partecipa attivamente alla vita pubblica del suo tempo. E' un patriota convinto, anche se nell'ultima parte della sua vita traspare, dall'epistolario e dalle testimonianze dei suoi contemporanei, una disillusione, un disincanto, nei confronti della nuova Italia unita, che forse non si è rivelata all'altezza delle proprie aspettative.  E' sostenitore dei moti risorgimentali (pare che durante l'occupazione austriaca la scritta "Viva V.E.R.D.I." venga letta come "Viva Vittorio Emanuele Re D' Italia"). Il Paese lo vuole, quasi a viva forza, membro del primo parlamento del Regno d'Italia , eletto come Deputato nel Collegio di Borgo San Donnino, l'attuale Fidenza e, successivamente, senatore a vita dal 1874. In altri termini egli rappresenta  per molti Italiani la somma di tutti quei simboli che li hanno guidati all'unificazione nazionale contro l'oppressione straniera.

Tornando a La battaglia di Legnano, il momento politico ed il luogo, in cui l'opera è rappresentata, sono particolari. Le illusioni o i sogni del 1848 sembrano svaniti: le rivoluzioni patriottiche e liberali sono state ormai sconfitte in gran parte d'Europa. Anche in Italia, dopo le speranze suscitate dalle Cinque giornate di Milano e dall'avvio vittorioso della prima guerra d'indipendenza, le cose si sono messe male con il ritorno vittorioso degli Austriaci a Milano ed in gran parte della Lombardia e del Veneto. Vi sono però focolai di resistenza, a Brescia ed a Venezia; nello stato della Chiesa poi il papa Pio IX ha abbandonato Roma fin dal novembre dell'anno prima,  rifugiandosi a Gaeta, dopo le agitazioni seguite all'assassinio del ministro "liberale" Pellegrino Rossi. I democratici mazziniani organizzano fin dal dicembre l'elezione di un'Assemblea costituente, eletta a suffragio universale il 21 e 22 gennaio 1849; l'assemblea, insediatasi il 5 febbraio 1849, proclamerà come primo atto la fine del potere temporale del papa e l'istituzione della repubblica, affidata al famoso triumvirato di Mazzini, Armellini e Saffi.
Comprendiamo quindi come La battaglia di Legnano, al di là dei meriti artistici, nel contesto di cui sopra,  trovi nella guerra contro  l'invasore, poco importa se alemanno o austriaco o croato, la sua forte ragione di successo. Si pensi solo al coro dell'atto primo ed a quanto potessero infiammare gli animi versi come i seguenti: Viva Italia! un sacro patto /Tutti stringe i figli suoi:/Esso alfin di tanti ha fatto/Un sol popolo d'Eroi! O anche al giuramento, che avviene solennemente in Sant'Ambrogio, dei Cavalieri della morte, lo squadrone a difesa del Carroccio, nel terzo atto: Giuriam d'Italia por fine ai danni/Cacciando oltr'Alpe i suoi tiranni./ Pria che ritrarci, pria ch'esser vinti,/ Cader giuriamo nel campo estinti.
Di quest'opera infine, per quanto - come già detto - non sia una delle migliori sul piano artistico, resta memorabile la rappresentazione che inaugurò la stagione 1961-62 del Teatro alla Scala, per il centenario dell’unità d’Italia, diretta da Gianandrea Gavazzeni e con Ettore Bastianini, Franco Corelli e Antonietta Stella.
Copyright 2005 by Associazione Non Commerciale di Promozione Sociale "MUSIC-HOUSE edizioni" - Malnate (VA). Attività di promozione del territorio, informazioni e aggiornamento